15-06-2015
Agea: appalti gonfiati per l’acquisto di licenze software; i vertici di SIN hanno contratto un affidamento diretto per acquisizione di licenze.
I Finanzieri del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, in esecuzione di un provvedimento emesso dal GIP presso il Tribunale di Roma, Alessandro Arturi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito il sequestro di beni immobili e di disponibilità finanziarie per 1,5 milioni di euro in capo ai rappresentanti legali e ai procuratori delle società che hanno venduto a SIN Spa, società controllata dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Ag.E.A.), le licenze software necessarie per il funzionamento del sistema informativo agricolo nazionale (SIAN). Tale piattaforma informatica gestisce la rendicontazione degli aiuti comunitari nel settore agricolo, che ammontano a circa 7 miliardi di euro all’anno. È quanto rende noto la Guardia di Finanza. Il Nucleo, a seguito di una complessa attività delegata dal Procuratore aggiunto Nello Rossi e dal Sostituto Procuratore Alberto Pioletti, ha accertato che i vertici della partecipata SIN spa, in violazione delle normative sugli appalti e sulla trasparenza della pubblica amministrazione, hanno contratto un affidamento diretto per l’acquisizione di tali licenze. Altresì, si è scoperto che l’operazione è stata congegnata in modo da interporre tra venditore e acquirente finale, due ulteriori società le quali hanno rifatturato le licenze, applicando margini di guadagno in modo tale che il prezzo pagato effettivamente da Agea è lievitato di ben 843.000 euro. Con riferimento ai maggiori costi sostenuti da AGEA , quindi dallo Stato, gli ulteriori approfondimenti effettuati, attraverso accertamenti bancari e tecnici, hanno permesso di appurare che il legale rappresentante di una delle società interposte ha retrocesso, nell’immediatezza della conclusione del contratto, 370.000 euro ad un manager della società venditrice. Il trasferimento è stato apparentemente giustificato attraverso la stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare che prevedeva una caparra confirmatoria di pari importo. Le investigazioni hanno consentito di verificare la mancata stipula del contratto definitivo. Al termine dell’attività sono stati segnalati cinque soggetti, fra legali rappresentanti e manager delle società, per il reato di truffa aggravata nei confronti dello Stato in concorso tra loro. È stato altresì accertato che il rappresentante legale di una delle società interposte ha omesso di indicare, nelle dichiarazioni relative agli anni 2011 e 2012, redditi per 1,8 milioni di euro. L’ammontare del sequestro operato equivale al profitto generato dalla complessiva operazione
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