22-06-2015
`Sospette frodi` all`Ue, l`Italia rischia di perdere quasi 400 milioni L`Unione europea ha avviato un`indagine su oltre un decennio di irregolarità nella gestione di fondi per l`agricoltura. Sotto acc
Quasi 400 milioni di euro per 11 anni di irregolarità. È questo il conto che l`Italia potrebbe trovarsi a pagare per una `rettifica finanziaria` - ovvero la restituzione dei fondi Ue nel periodo 2014-2020 - per quanto contestato dall`Ufficio anti frode europeo (Olaf) all`Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Sotto accusa il sistema informatico agricolo nazionale (Sian), utilizzato per gestire tutte le operazioni relative alla politica agricola comunitaria in Italia. L`indagine dell`Olaf e della Guardia di Finanza italiana ha portato alla scoperta di un registro parallelo al Sian, utilizzato dal 1999 al 2013 dove le situazioni opache, invece di essere approfondite e risolte con il recupero del denaro da Agea negli anni, sono state ammucchiate in un angolo nascosto del Sian, lasciando che finissero in prescrizione. Tanto che i dirigenti di Agea, i passati e alcuni presenti, rischiano il rinvio a giudizio per abuso d`ufficio e falso in atto pubblico. Secondo le accuse, gli indagati non avrebbero controllato l`esatta contabilizzazione dei pagamenti eseguiti e avrebbero trasmesso all`Ue dichiarazioni relative ai conti annuali degli organismi pagatori omettendo di informare la Commissione `del numero effettivo e della reale entità delle posizioni debitorie conseguenti alle erogazioni indebitamente erogate`. In una lettera della direttrice della direzione generale Agri, Christina Borchmann, dell`aprile 2015 si legge: `Date le preoccupazioni sollevate dall`audit, la dg Agri intende proporre una rettifica finanziaria relativa a tutti i debiti non recuperati anteriormente al 2010. L`importo massimo della correzione ammonta a 388.743.938 milioni, di cui 388.728.816 finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e 15.121 dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr)`. Nella lettera si fa anche presente che per il momento non sono stati presi in considerazione i 152milioni di euro delle cosiddette `banche dati non gestite`, vale a dire un altro ambiente del Sian di cui i conti non quadrano e le cifre iscritte, nonostante riportino la dicitura `nazionale`, sono in parte comunitarie. L`Olaf parla di irregolarità per 17 milioni di euro già nel 2009 all`interno del cosiddetto schema `set-aside` (in inglese, letteralmente, mettere da parte), un regime agronomico adottato nell`ambito della politica agricola comune nel 1988 e in vigore fino al 1998, che prevedeva la possibilità per i proprietari di terreni non coltivati di ricevere alcuni finanziamenti. In questo contesto erano state riscontrate documentazioni false e manipolazioni dell`intero sistema, con pagamenti non dovuti fino a 100mila euro a beneficiario fino al 2006. L`ultima indagine condotta dall`Olaf e riguardante l`Italia, risale al giungo 2013 sull`utilizzo di alcuni fondi Ue in Sicilia, con 28 milioni di euro recuperati e 47 persone indagate. Italia seconda in Europa per sospette frodi ai fondi Ue Secondo il rapporto 2014 dell’Ufficio anti frodi Ue, l`Italia, con 61 inchieste nazionali aperte, è seconda in Europa per sospette frodi ai fondi europei nel periodo 2007-2014. In tutto sono 61 i casi, ai quali si aggiungono sette indagini condotte direttamente dall’Olaf nel corso del 2014, riguardanti l’utilizzo di fondi comunitari da parte delle amministrazioni nazionali o regionali italiane. È quanto emerge dal rapporto 2014 dell’ufficio europeo che ha come obiettivo il contrasto delle frodi, della corruzione e di qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’Ue. Tuttavia Giovanni Kessler, direttore italiano dell’Olaf, sostiene che “l’Italia è un Paese che ha questo tipo di reati ma dove, in confronto ad altri Paesi, c’è una buona reazione nello scoprire le frodi e reagire alle truffe sui fondi europei”. Fonte: Agronotizie. Autore: Alessio Pisanò