27-07-2015
L’ITALIA, LA RICERCA PUBBLICA E IL PARADOSSO DEGLI OGM.
Di Elena Cattaneo.
Se non sarà vietata l’importazione di mangimi Ogm, si segnali al consumatore tutto quanto deriva da Ogm. Si etichettino come “Derivato da Ogm” latte e formaggi, salumi e carni ottenuti da animali nutriti con Ogm. I grandi Consorzi di tutela del Made in Italy, che esportiamo nel mondo, usano mangimi Ogm: etichettiamo anche quei prodotti. Così come il cotone (per il 70% Ogm) che usiamo per vestirci, per le banconote o in sala operatoria. Se si ritengono le migliorie genetiche pericolose, perché non avvisare i cittadini? Magari si scoprirebbe che ne sono indifferenti, se bene informati. Oppure si smetta di ingannare il pubblico con false paure e si ricominci a fare sperimentazione libera, in sicurezza e in campo aperto. Nell’attesa che il governo mantenga la parola data, innescando una rivoluzione copernicana nella foresta pietrificata del Paese, l’Italia si conferma “regno dei paradossi”. Vietiamo gli Ogm ma ne importiamo 10 mila tonnellate al giorno. Li mangiamo da venti anni ma non li studiamo. Paghiamo scienziati per scoprire, inventare, insegnare e applicare cose che allo stesso tempo impediamo loro di realizzare. Siamo contro le multinazionali ma ne dipendiamo per ogni seme non Ogm. Perdiamo biodiversità e non facciamo nulla per preservare le nostre tipicità. Inondiamo coltivazioni e ambiente di insetticidi e metalli pesanti senza alcun “principio di precauzione”. Temiamo di contaminare con Ogm le nostre terre e lasciamo che si contaminino quelle dei Paesi da cui li acquistiamo. Paghiamo cervelli e invenzioni italiane in campo agrario, lasciando che altri Paesi se ne approprino per migliorare le loro economie. Chissà che nel fare così tanto, non si riesca, prima o poi, anche a rottamare un po’ di questa miope e decadente irragionevolezza. Da: georgofili.info