13-10-2014
Investimenti in agricoltura: il ruolo delle banche tra il passato e il futuro
Com`è noto, il precedente Piano di Sviluppo Rurale della Sardegna, attraverso le misure per gli investimenti aziendali (121, 123, 311 e altre), concedeva alle imprese agricole e agroalimentari un contributo in conto capitale compreso tra il 40 e il 60%; pertanto, il soggetto che intendeva attuare una iniziativa di sviluppo doveva poter disporre di liquidità immediata (mezzi propri) per la parte non coperta dal fondo perduto (ossia il restante 60-40%) oltre, naturalmente, all`importo dell`IVA (il 22%). Da qui le numerose richieste di mutuo alle banche avvenute tra il 2007 e il 2014. L’anticipazione eventualmente concedibile con il PSR era pari alla metà del contributo stesso; pertanto, nell’esempio in cui l`investimento doveva essere di 100.000 euro, con un fondo perduto pari al 50%, i conti che l`imprenditore doveva fare erano realisticamente i seguenti: • 25.000 euro venivano erogati come anticipazione all`approvazione del progetto (ossia la metà della quota di contributo spettante); • l`imprenditore doveva dunque poter disporre di liquidità propria per ulteriori 97.000 euro (ossia i 75.000 euro restanti per l`investimento più l`IVA su 100.000); • tutte queste somme, per poter giungere al collaudo finale senza problemi, oltre che essere fatturate dovevano essere bancariamente tracciate (cioè 122.000 euro); Considerando che con il PSR era di fatto impossibile rendicontare lavori in economia o in prestazione volontaria, senza disponibilità di liquidi immediati o senza la partecipazione delle banche, l`intervento si fermava a metà strada, con tutti i disagi che ne conseguivano (restituzione dell`anticipazione con gli interessi, pagamenti parziali a imprese e fornitori, incameramento delle fidejussioni e pignoramenti patrimoniali da parte di Argea, blocco del premio unico, etc.). La questione del credito e la latitanza del sistema bancario hanno rappresentato uno dei maggiori ostacoli allo svolgimento della programmazione 2007-2013, tanto che le pratiche avviate e poi trovatesi in situazione di impasse, sono tantissime, ancora oggi bloccate, con l`impresa che ha portato a compimento i lavori ma non può chiederne il collaudo, permanendo così in una condizione di limbo. In questo meccanismo di pagamento è evidente l’importanza del ruolo degli istituti di credito: la maggior parte delle misure del PSR, specie quelle dell`Asse I, potevano infatti essere attuate solo con la certezza della partecipazione delle banche. Ma durante tutta la programmazione 2007-2013, queste si sono letteralmente defilate, negando o centellinando i mutui agrari, impiegando tempi biblici per portare a conclusione le pratiche (anche un anno), adottando atteggiamenti di incertezza e contraddittori nei confronti degli imprenditori (dubbi sull`erogazione fino all`ultimo momento). Questo fenomeno, assieme alle inefficienze della burocrazia regionale, ha originato il rallentamento dei procedimenti, con un approccio del tutto incompatibile rispetto alla tempistica di rendicontazione e alla rigidità dei regolamenti del PSR. Paradossale, in questa vicenda, il ruolo assunto dai consorzi fidi, operanti numerosi nell`Isola e venuti prepotentemente alla ribalta anche nel settore agricolo proprio in occasione dell`avvio del PSR 2007-2013: in cambio del pagamento delle competenze (variabile a seconda dell`organismo e dell’entità delle somme da garantire), questi prestavano la garanzia per conto dell`imprenditore a favore degli istituti di credito e fino al 50% della somma a mutuo. Poi, però, succedeva che le banche comunicassero all’imprenditore, spesso con molta lentezza che, nonostante la garanzia del consorzio, quel mutuo non poteva comunque essere concesso vuoi per scarsa fiducia sulla sua attività vuoi per carenze nell’assetto dell`impresa o per via di indicatori di rischio sfavorevoli etc.. A partire da un certo momento le banche hanno poi adottato una ulteriore strategia: se proprio decidevano di erogare quel mutuo, oltre a pretendere la garanzia del consorzio fidi (sul 50% della somma prestata), si attivavano per acquisire una ulteriore quota di garanzia, e cioè quella concessa dall`ISMEA (Istituto Servizi Mercato Agricolo Alimentare) attraverso la controllata SGFA (Società Gestione Fondi per l`Agroalimentare). SGFA, per conto dell`imprenditore agricolo, erogava una garanzia aggiuntiva per la quota eccedente, che si aggiungeva a quella del consorzio fidi. Risultato: erogando quel mutuo, le banche non rischiavano alcunché poiché quasi l`intero importo veniva coperto dalle garanzie dei consorzi. Ciò nonostante, le erogazioni in accompagnamento agli investimenti del PSR sono state comunque insignificanti. Occorre pertanto ragionare a fondo, e con urgenza, sul sistema creditizio: se questi meccanismi dovessero essere i presupposti anche della prossima programmazione 2014-2020, non si farebbe altro che dare continuità ad un sistema bloccante, in grado di paralizzare le risorse da spendere entro i prossimi 7 anni (1.308.000.000 €). L`auspicio, pertanto, è che l`Assessorato dell`Agricoltura, in quanto Autorità di Gestione, definisca assieme alle banche nuovi criteri di approccio al credito, anche con soluzioni diverse e innovative rispetto a quelle fino ad oggi praticate. Antioco Chicco Curreli.